Abbiamo scoperto la ludopatia grazie a Nicoló Fagioli?

Se si fossero chiamati solo Nicolò e Sandro, fossero stati neolaureati o operai di fabbrica, a nessuno sarebbe importato. Ma c'è un problema reale che nessuno vuole affrontare.

I casi Fagioli, Tonali, Zaniolo, hanno aperto gli occhi di chi non vuole e non ha mai voluto vedere un reale problema che affligge il nostro paese e non solo.

Facciamo una premessa che in molti forse non hanno ben chiaro cosa sta succedendo, finché la Procura della FIGC non emani la sentenza definitiva e che quindi non si capiscano le reali accuse mosse nei confronti dei calciatori non possiamo parlare di calcio-scommesse, ma solo di ludopatia.

Se si fossero chiamati solo Nicolò e Sandro, fossero stati neolaureati o operai di fabbrica, a nessuno sarebbe importato, invece di mestiere fanno gli sportivi nello sport più seguito e importante al mondo, quindi conviene parlarne per prendersi like e visualizzazioni.

La ludopatia è una malattia che genera nel mondo un fatturato di 1,4 trilioni di euro all’anno solo nel settore delle scommesse sportive, di cui 730 miliardi provengono dal calcio, secondo il report di Sportradar “Betting Corruption and Match-fixing in 2022”. In Italia secondo i dati del Sole 24 Ore il giro d’affari del gioco d’azzardo è di oltre 140 miliardi euro l’anno, sempre in crescita dal post covid (2020 – 88 miliardi di euro), con un incasso per lo Stato che supera i 13 miliardi di euro.

Ma questa cifra non prende in considerazione il flusso di denaro che generano online tutti i siti di scommesse non legali perché non autorizzate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che, come riportato dalla Gazzetta dello Sport, dopo il polverone degli ultimi gironi ne ha identificati quasi 10 mila, ma prima non si poteva fare?

La cosa che dovrebbe far indignare è che lo Stato italiano riconosce la ludopatia come una malattia, ma continua a dare a questa patologia l’opportunità di espandersi senza un reale controllo e soprattutto senza un reale impegno nell’assistenza dei cittadini. Ma per il vile denaro questo ed altro.

Tornando allo sport, l’analisi di Sportradar ha identificato 1.212 gare sospette in totale nel 2022, all’interno di 12 sport e in 92 paesi tra le 850 mila gare che la società ha monitorato in oltre 70 sport a livello globale. Pur riflettendo un aumento del 34% rispetto al 2021, il numero totale di partite sospette indica che le partite truccate si verificano in una bassa percentuale nello sport globale. Nel complesso, i dati confermano che il 99,5% degli eventi sportivi sono esenti da partite truccate, e nessun singolo sport ha un tasso di partite sospette superiore all’1%, quindi ad oggi secondo questi dati il problema principale rimane uno, la ludopatia.

Il Codice di Giustizia Sportiva FIGC

È facilmente deducibile che come Tonali, Fagioli e Zaniolo, ci siano altri calciatori afflitti da questo morbo in giro per il mondo, oltre a noi comuni mortali.

Per quanto riguarda la FIGC, la norma che impone ai tesserati, calciatori e non, di non scommettere è racchiusa nell’articolo 24 del Codice di Giustizia Sportiva federale. L’Art. 24 “Divieto di scommesse e obbligo di denuncia” espone in cinque commi cosa i tesserati non devono fare:

  1. Ai soggetti dell’ordinamento federale, ai dirigenti, ai soci e ai tesserati delle società appartenenti al settore professionistico è fatto divieto di effettuare o accettare scommesse, direttamente o indirettamente, anche presso i soggetti autorizzati a riceverle, che abbiano ad oggetto risultati relativi ad incontri ufficiali organizzati nell’ambito della FIGC, della FIFA e della UEFA.
  2. Ai soggetti dell’ordinamento federale, ai dirigenti, ai soci e ai tesserati delle società appartenenti al settore dilettantistico e al settore giovanile è fatto divieto di effettuare o accettare scommesse, direttamente o indirettamente, presso i soggetti non autorizzati a riceverle, che abbiano ad oggetto risultati relativi ad incontri ufficiali organizzati nell’ambito della FIGC, della FIFA e della UEFA. Agli stessi è fatto, altresì, divieto di effettuare o accettare scommesse, direttamente o indirettamente, presso soggetti autorizzati a riceverle relativamente a gare delle competizioni in cui militano le loro squadre.
  3. La violazione del divieto di cui ai commi 1 e 2 comporta per i soggetti dell’ordinamento federale, per i dirigenti, per i soci e per i dirigenti delle società la sanzione della inibizione o della squalifica non inferiore a tre anni e dell’ammenda non inferiore ad euro 25.000,00.
  4. Se, per la violazione del divieto di cui ai commi 1 e 2, viene accertata la responsabilità diretta della società ai sensi dell’art. 6, comma 1, il fatto è punito con l’applicazione, anche congiuntamente in relazione alle circostanze e alla gravità del fatto, delle sanzioni di cui all’art. 8, comma 1 (penalizzazione, retrocessione, esclusione, revoca titolo).
  5. I soggetti di cui all’art. 2 che siano venuti a conoscenza in qualunque modo che società o persone abbiano posto o stiano per porre in essere taluno degli atti indicati ai commi 1 e 2, hanno l’obbligo di informarne, senza indugio, la Procura federale. Il mancato adempimento di tale obbligo comporta per i soggetti di cui all’art. 2 la sanzione della inibizione o della squalifica non inferiore a sei mesi e dell’ammenda non inferiore ad euro 15.000,00.

Quindi ad oggi tutti i calciatori indagati (noti e non) sono innocenti fino a prova contraria.

Ciò che dovrebbe spaventare è che una volta superato il “problema del tifoso”, ovvero che i calciatori e i rispettivi club indagati non subiscano pene che vadano ad intaccare i risultati sportivi, la parola ludopatia scompaia magicamente dai titoli dei giornali e venga di nuovo messa in secondo piano.

La speranza è che questa bufera possa portare alla luce il problema e possa anche responsabilizzare di più (inserendo delle pene magari) alcune figure che ruotano nel mondo del calcio come ad esempio i procuratori, troppo interessati a fiutare l’affare e mettere nero su bianco bonus e percentuali, lasciando giovani in balia di loro stessi e dei loro conti in banca.

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